Da l'Osservatore Romano del 9 maggio 2020
Tale prima commissione, in effetti, pur avendo lavorato, per riconoscimento dello stesso Papa Francesco, molto bene, non era, tuttavia, giunta a risultati dirimenti condivisi da tutti i suoi componenti e, di conseguenza, il Pontefice ha ritenuto necessario un ulteriore approfondimento.
Secondo il mio parere il compito della seconda commissione si articola su due livelli tra loro strettamente connessi, ma distinti e dotati di un peso differente.
Il primo livello è quello di un’accurata ricostruzione storica capace di documentare quella che, riguardo al diaconato delle donne, era la reale situazione delle prime comunità cristiane, situazione che, come ormai è risaputo, non era omogenea e presentava prassi distinte a seconda dei contesti.
Vi è oggi ampio accordo nel riconoscere che in molte delle comunità primitive vi fossero donne che esercitavano, soprattutto nei confronti delle altre, compiti che in alcuni aspetti erano coincidenti con quelli dei diaconi di sesso maschile, ma il problema si pone, come ha affermato lo stesso Papa Francesco, riguardo alla modalità di conferimento del loro mandato: era una formula sacramentale, oppure una semplice benedizione?