Da L'Osservatore Romano del 9 maggio 2020
Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium (Eg 25) indica con chiarezza il cammino della Chiesa. Fin dall’inizio del suo pontificato ci è stata data l’immagine dell’ospedale da campo come metafora della Chiesa. Oggi nella nostra società dell’efficienza, la metafora diviene reale a causa della pandemia. «Io vedo con chiarezza — afferma il Papa — che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto». Parole di una attualità sconvolgente.
Parlare in questo momento storico di percorsi diaconali non è facile. Certamente la nostra riflessione deve andare al di là della situazione contingente che si spera possa concludersi al più presto. Il Signore però ci interpella oggi e, come ha detto il Pontefice nella preghiera sul sagrato della basilica di San Pietro il 27 marzo, «in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale».