I diaconi sono gli uomini delle relazioni
Gli sposati diaconi portano nel DNA vocazionale una struttura e una modalità relazionale nuova
la dinamica della reciprocità che è propria del sacramento del matrimonio possa diventare una luce paradigmatica per illuminare anche gli altri ambiti di relazioni, a cominciare da quelli interni al ministero dell’ordine stesso
Per il solo fatto di esserci, gli sposati diaconi introducono questi dinamismi all’interno dei rapporti tra vescovo, preti e diaconi, permettendo di percepire in unità un ministero di servizio che esiste nella diversità dei suoi ‘gradi’. Essendo parte del ministero dell’ordine, per la loro stessa presenza, i diaconi costringono vescovo, presbiteri e diaconi stessi a pensarsi necessariamente in relazione con il diverso.
Questo permette anche al presbitero diocesano di fare esperienza di alterità fin dall’inizio del proprio servizio pastorale.
La relazione fondante rimane quella con Gesù Cristo che deve trasmettersi nel suo agire, essendo il suo un ministero ordinato che si radica nella grazia sacramentale. Il diacono aiuta così a mostrare il volto di una Chiesa che è popolo di Dio, e non ONG.
Alla luce della sua configurazione a Cristo servo, il diacono è il ‘custode del servizio’
È l’animatore e il facilitatore del servizio. È dunque lo scopritore dei carismi, colui che sostiene, coinvolge, organizza, coordina.
Il diacono mette in luce evidentemente la primazia di Dio, che opera nella gratuità e nella spogliazione: il diacono è servo, prima che essere uno che ‘fa’ il servo.
Il diacono è il promotore di una mentalità di servizio in tutti i battezzati, qualsiasi sia il ministero da essi esercitato o in ogni professione e attività umana in cui si trovano impegnati.
In una prospettiva di nuova evangelizzazione, il diacono è proiettato agli ultimi e alle periferie, per ‘una Chiesa in uscita’.
Cercando con creatività risposte nuove alle nuove povertà che interpellano la comunità cristiana nel mondo d’oggi. Le periferie sociali, culturali e soprattutto esistenziali della cultura contemporanea sono l’ambito privilegiato dell’azione pastorale dei diaconi.
Il diacono è il motore che anima l’attenzione al territorio per le nostre parrocchie. Restituisce alla parrocchia stessa un tratto specifico della propria identità, racchiusa nella sua stessa nomenclatura: paraoikeo è il verbo del forestiero che si fa compagno di strada e condivide un tratto di cammino, come Gesù con i discepoli di Emmaus.
Non fa da solo il diacono
Anima e sostiene i laici che si impegnano in politica, nella cultura, nella società; a chi spetta sostenerli, formarli, animarli? Forse anche il diacono sarà professore o ingegnere, ma suo compito sarà soprattutto quello di raccogliere e sostenere i professori laici cattolici, gli ingegneri cristiani…
Il diacono è una risorsa per tutta la comunità per aiutare a restare radicati nei valori della dottrina sociale della Chiesa interagendo con le nuove realtà in maniera costruttiva
I diaconi aprono le parrocchie a una visione extraterritoriale
Trasformano in opportunità ciò che può sembrare soltanto un rischio e un pericolo. Si pensi, per esempio, all’ambito del dialogo con le persone provenienti da altre parti del mondo, all’ecumenismo e al dialogo interreligioso, alla risposta al fenomeno delle migrazioni: sono settori che difficilmente una parrocchia può affrontare da sola, ma allo stesso tempo è pane quotidiano per le parrocchie. Il diacono fa da ‘ponte’, non fra i preti e la gente, ma fra le esigenze della vita contemporanea e le possibili risposte da parte della comunità cristiana.