CON CRISTO NEL LAVORO
«Gli ultimi saranno i primi» - Matteo 20,16
Il passo del Vangelo, che illumina questo mese, narra la parabola del padrone che esce in diversi momenti del giorno in cerca di lavoratori per la sua vigna e alla fine del giorno dà la stessa paga a tutti, anche a quelli che hanno lavorato una sola ora. Questo strano comportamento del padrone provoca la reazione di quelli che hanno lavorato tutto il giorno, i quali mormorano, perché sentono questo comportamento come una “ingiustizia”. In realtà questa “ingiustizia” del padrone serve per provocare in chi ascolta la parabola un salto di prospettiva, perché qui Gesù non vuole parlare del problema del lavoro e del giusto salario, ma del Regno di Dio.
Con questa parabola Gesù vuole aprire i nostri cuori alla logica dell’amore del Padre, che è gratuito e generoso. Si tratta di lasciarsi meravigliare e affascinare dai “piani” e dalle “vie” di Dio, che, come ricorda il profeta Isaia, non sono i nostri piani e non sono le nostre vie (Is 55,8). I piani umani frequentemente sono segnati dagli egoismi e convenienze personali e i nostri stretti e tortuosi sentieri non sono paragonabili alle ampie e rette vie del Signore. Egli usa misericordia e perdona abbondantemente, è pieno di generosità e di bontà che sparge su ciascuno di noi, apre a tutti il territorio senza limiti del suo amore e della sua grazia, che soli possono dare al cuore umano la pienezza della gioia.
Gesù vuole farci contemplare lo sguardo di questo padrone: lo sguardo con cui vede ciascuno degli operai in attesa di lavoro e li chiama ad andare nella sua vigna. È uno sguardo pieno di attenzione, di benevolenza; è uno sguardo che chiama, che invita ad alzarsi, a mettersi in cammino, perché vuole la vita per ciascuno di noi, vuole una vita piena, impegnata, salvata dal vuoto e dall’inerzia. Dio non esclude nessuno e vuole che ciascuno raggiunga la sua pienezza. Questo è l’amore del nostro Dio, che è Padre.
E, come dice il papa Francesco, la parabola ci ricorda che “nel Regno di Dio non ci sono disoccupati, tutti sono chiamati a fare la loro parte; e alla fine per tutti ci sarà la ricompensa, che viene dalla giustizia divina - non umana - cioè, la salvezza che Gesù Cristo ci ha ottenuto con la sua morte e risurrezione. Una salvezza, che non è meritata, ma donata. La salvezza è gratuita, cosicché ‘gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi’”.
Come vivere, allora, la Parola dell’Impegno di vita di questo mese?
Offrire ogni giorno il mio lavoro a Dio con la preghiera di don Ottorino: Gradisci, o Signore, come inno di lode l’offerta del mio lavoro. Fa’ che esso sia collaborazione alla tua opera creatrice, mezzo di redenzione per me e per i fratelli, servizio e solidarietà per un mondo più umano e fraterno. Amen
DAL DOCUMENTO “IL MONDO DEL LAVORO”
Santificazione del lavoro
“Con Cristo nel lavoro” significa vivere la radicalità del rapporto con Gesù nel lavoro quotidiano. Tale spiritualità è una spiritualità della vita ordinaria, del quotidiano; è una “spiritualità della strada”, come suggerisce anche don Ottorino con l’espressione “carmeli ambulanti”. Dobbiamo portare – dice don Ottorino – il segno di Cristo in tutte le realtà. Ogni cristiano è chiamato all’impegno quotidiano per riempire dello spirito di Dio la totalità storica del suo essere e del suo lavorare, la vita ordinaria, le relazioni umane, il lavoro e la fatica di ogni giorno, per essere lievito, sale e luce del mondo, testimone e costruttore del Regno di Dio nel mondo. Quando don Ottorino parla di santificazione del lavoro parla dell’ideale, nostro e di ogni cristiano, di rendere il proprio lavoro, tutta l’attività umana, sempre più vicini al disegno di Dio, nei luoghi dove si vive, si testimonia e si costruisce il Regno di Dio. Dobbiamo, cioè, vivere il nostro lavoro e il progresso non in rivalità con Dio e contro l’uomo, ma come realizzazioni piene dell’esistenza umana nell’amore e nel servizio, facendone un inno di lode al Padre.”(Settimo Capitolo, 2003, nn. 56,63).
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